tag:blogger.com,1999:blog-52483084176803448632024-03-13T13:41:03.401+01:00Mitologia GrecaMiti degli dèi e degli eroiUnknownnoreply@blogger.comBlogger127125tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-71186172312078800892011-03-09T21:08:00.006+01:002013-01-18T01:02:12.093+01:00Il sacrificio di Ifigenia<a href="http://1.bp.blogspot.com/-ZrhvIjMMIQs/TXfg9Wl2VWI/AAAAAAAAAMw/muzwHA1InEw/s1600/ifigenia.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582177607789991266" src="http://1.bp.blogspot.com/-ZrhvIjMMIQs/TXfg9Wl2VWI/AAAAAAAAAMw/muzwHA1InEw/s320/ifigenia.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 250px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 320px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
Ormai tutti i re con le loro navi erano radunati in Aulide da più di tre mesi, e per il persistere della bonaccia non si poteva partire.<br />
Agamennone, impaziente, accorato, spiava il mare, i venti, ma purtroppo non spirava il minimo soffio d'aria! Chiamò allora l'indovino Calcante perchè gli dicesse che cosa poteva fare. E l'indovino gli ricordò che alcuni anni prima aveva offeso gravemente la dea Artemide: avendo trafitto con un bel colpo un cervo, si era vantato d'essere un cacciatore pià bravo della dea stessa della caccia.E ora Artemide pretendeva, se si voleva far partire la flotta, che Agamennone le sacrificasse sull'altare la propria figlia <span style="font-weight: bold;">Ifigenia</span>.<br />
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<a name='more'></a><br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-dbNs4nHu-L4/TXfhbs8ZAPI/AAAAAAAAAM4/a-4WCmXE3jY/s1600/ifigenia2.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582178129186193650" src="http://1.bp.blogspot.com/-dbNs4nHu-L4/TXfhbs8ZAPI/AAAAAAAAAM4/a-4WCmXE3jY/s320/ifigenia2.jpg" style="cursor: pointer; float: left; height: 313px; margin: 0pt 10px 10px 0pt; width: 200px;" /></a>Figuratevi l'angoscia del povero padre! Ma non c'era verso: Ifigenia doveva essere sacrificata; così voleva Artemide, così vollero anche i re convenuti in Aulide. Bisognò far venire da Micene la bella Ifigenia: la fanciulla non si sgomentò, non tremò, non cambiò colore, anzi disse d'essere contenta di spendere la vita per il bene della Grecia e per l'onore di suo padre; e volle salire da sola, a cuore fermo, sull'altare. Ma, mentre il sacerdote immergeva già il coltello nel petto di ifigenia, l'altare venne circondato da una densa nebbia, e, quando questa si ritirò, invece del corpo insanguinato della giovinetta, si trovò sull'altare il corpo di una cerbiatta.<br />
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Artemide aveva avuto pietà dell'intrepida ragazza e l'aveva sostituita con la cerbiatta, portando via ifigenia viva in Tauride, dove il re del luogo, Toante, la fece sacerdotessa della dea che l'aveva salvata. Ed ecco che subito sorse da terra un venticello che andò a mano a mano crescendo, e la flotta greca potè finalmente togliere gli ormeggi, spiegare le vele e salpare per la Troade.<br />
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<span style="font-size: 78%;"><span style="font-style: italic;">immagine1: Il sacrificio di Ifigenia(Jan Steen)<br />immagine2:Ifigenia(</span><span style="font-style: italic;">Anselm Feuerbach)</span></span>
Unknownnoreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-23348506453144442292011-03-09T15:35:00.004+01:002013-01-18T01:04:19.769+01:00Preparativi di guerra: Achille<a href="http://1.bp.blogspot.com/-wG5YszAMgMI/TXeTvSbmFDI/AAAAAAAAAKI/IzESqwRIlI8/s1600/achilles1.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582092703759733810" src="http://1.bp.blogspot.com/-wG5YszAMgMI/TXeTvSbmFDI/AAAAAAAAAKI/IzESqwRIlI8/s320/achilles1.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 320px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 260px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: bold;">Achille </span>era l'eroe più famoso di tutta la Grecia, per essere rapidissimo nella corsa, per essere valoroso e invincibile in battaglia, per essere anzi invulnerabile. Egli era figlio di <span style="font-weight: bold;">Peleo</span> e di <span style="font-weight: bold;">Teti</span>, una delle Nereidi, la ninfa che Zeus aveva amato ma che aveva rinunciato a sposare perchè destinata a generare un figlio più forte del padre. Costei per rendere invulnerabile il figlio, lo aveva tuffato nel fiume Stige, le cui acque infernali rendevano la pelle umana più dura dell'acciaio.<br />
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<a name='more'></a><br />
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Ma siccome, nel tuffarlo, la dea aveva tenuto il figlio per il tallone, questa parte del piede non aveva ottenuto il privilegio dell'invulnerabilità ed era l'unico punto del suo corpo dove si poteva ferirlo ed ucciderlo. Achille era poi stato affidato dalla madre al centauro Chirone, che ne aveva fatto un giovane forte, audace e generoso. Teti aveva ottenuto dal Fato che Achille potesse scegliere a suo modo il proprio avvenire; e il Fato gli lasciò la scelta tra un vita lunga senza gloria o una vita gloriosa ma breve. Achille aveva scelto quest'ultima. Ed è appunto per questa sua scelta che, appena scoppià la guerra troiana, Teti ebbe paura per il figlio e, per sottrarlo al pericolo, lo aveva nascosto, travestito da donna, tra le ancelle di corte e le figlie del re Licomede di Sciro.<br />
<br />
Ulisse dunque prese una cassetta di quelle che portano i merciai ambulanti; la riempì di aghi, di nastri, di merletti e di tutte le cianfrusaglie che piacciono tanto alle donne; poi, sotto tutta questa roba, nascose una spada. Fingendo di essere un merciaio, andò peregrinando di corte in corte, gettando il suo grido: "Chi vuole aghi fini, bei nastri, buone forbici, donne!"Quando andò a Sciro fu chiamato dalle figlie del re e le ancelle di corte. Tutte le donne della casa gli furono attorno per fare delle compere, ma il furbo Ulisse si accorse che una delle ragazze se ne stava in disparte, senza interessarsi affatto alla sua merce. Quando il re di Itaca ebbe accontentato tutte le altre fanciulle, lanciò il grido di guerra: "All'armi! All'armi!" Le ancelle fuggirono via spaventate; solo una restò; e, avendo Ulisse fatto vedere la spada che stava nel fondo della cassetta, questa ancella si avvicinò al merciaio e, impugnando la spada fieramente, si fece riconoscere per guerriero. Era Achille, e così anche lui dovette andare alla guerra.</div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-1265372270379532082011-03-09T15:15:00.010+01:002013-01-18T01:06:50.513+01:00Preparativi di guerra: Ulisse<a href="http://4.bp.blogspot.com/-bTCgqntTcdc/TXeP06A_miI/AAAAAAAAAKA/CVQFRYXnfyc/s1600/Ulisse4.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582088402238413346" src="http://4.bp.blogspot.com/-bTCgqntTcdc/TXeP06A_miI/AAAAAAAAAKA/CVQFRYXnfyc/s320/Ulisse4.jpg" style="cursor: pointer; float: left; height: 320px; margin: 0pt 10px 10px 0pt; width: 224px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
Menelao, quando s'accorse che la moglie era fuggita via con Paride, andò su tutte le furie e persuase il fratello <span style="font-weight: bold;">Agamennone</span>, re di Micene, che bisognava vendicare la grave offesa muovendo guerra a Troia. Agamennone, che aveva un grande ascendente su tutti gli altri re della Grecia, mandò attorno gli araldi per far sapere ai re che intendeva muover guerra a Priamo, perchè oltre all'oltraggio fatto da Paride a suo fratello, ormai Priamo cominciava a dare fastidio alla Grecia, la quale non sarebbe mai potuta diventare una grande potenza finchè la rivale asiatica non fosse stata sconfitta.<br />
Tutti i re risposero all'appello e con le loro navi e i loro eserciti convennero in Aulide, luogo designato del raduno. Vennero <span style="font-weight: bold;">Nestore</span>, re di Pilo, dalla lunga barba bianca, oratore eloquente e vecchio pieno di esperienza e di saggezza; <span style="font-weight: bold;">Diomede</span>, figlio di quel Tideo che era morto nella prima guerra tebana, re di Ardo, e forte come un toro; <span style="font-weight: bold;">Aiace</span>, figlio di Telamone, re di Salamina, forte e cocciuto; l'altro <span style="font-weight: bold;">Aiace</span>, figlio di Oileo, re di Locri, agile e astuto, <span style="font-weight: bold;">Palamede</span>, re di Eubea, e tanti e tanti altri re ed eroi. Mancava però<span style="font-weight: bold;"> Ulisse</span>, lo scaltro re di Itaca.<br />
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<a name='more'></a><br />
Costui era sposo felice di <span style="font-weight: bold;">Penelope</span> e padre di un <span style="font-weight: bold;">Telemaco</span>. Perchè mai si sarebbe dovuto imbarcare per una spedizione di oltremare, che certamente sarebbe stata lunga, difficile e rischiosa? Per evitare di andarci, si finse pazzo. Ma Agamennone non ci credette e mandò il cugino Palamede a Itaca a vedere come stavano le cose. Ulisse si fece trovare ad arare la sabbia del mare e a seminarvi il sale. Poteva esserci infatti pazzia maggiore? Ma Palamede non la bevve e, per andare a fodno, mise il piccolo Telemaco sul solco, proprio davanti a i buoi che tiravano l'aratro paterno. Ulisse frenò i buoi di colpo, e Palamede capì da quel gesto istintivo che Ulisse ragionava bene. E lo costrinze perciò a seguirlo. Senonchè, stada facendo, il furbo re di Itaca persò che, se lui doveva andare alla guerra, avrebbe dovuto andarci anche <span style="font-weight: bold;">Achille</span>, il quale evidentemente si era nascosto; e perciò si propose di stanarlo dal suo nascondiglio.<br />
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-75390552471400318492011-03-09T14:46:00.011+01:002013-01-18T01:07:00.583+01:00Le origini della guerra di Troia<div style="text-align: justify;">
<span style="font-style: italic;">Probabilmente le vere origini della guerra dei Greci contro i Troiani vanno cercate appunto in queste eccezionali ricchezza e potenza di Troia, che non potevano non risvegliare le cupidigie degli altri popoli meno fortunati; a ciò si devono aggiungere la concorrenza commerciale tra le navi mercantili troiane e quelle greche che s'incontravano ogni giorno nel mar Egeo, e la differenza di cultura e di costumo. La leggenda invece riduce l'urto tra i due popoli a una questione di onore.</span><br />
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-IvVOMm8PWz0/TXeLJtlHd1I/AAAAAAAAAJ4/QkRXjly3j6s/s1600/Parigi-Louvre_Paride%2Be%2BElena.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582083262119376722" src="http://3.bp.blogspot.com/-IvVOMm8PWz0/TXeLJtlHd1I/AAAAAAAAAJ4/QkRXjly3j6s/s320/Parigi-Louvre_Paride%2Be%2BElena.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 257px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 320px;" /></a><br />
Tra i cinquanta figli maschi di Priamo ce n'era uno che si chiamava <span style="font-weight: bold;">Paride</span>.Un sogno aveva predetto alla madre, prima che nascesse, ch'egli sarebbe stato la rovina della patria, e perciò, appena nato, il bimbo era stato esposto sul monte Ida perchè morisse, ma fu allevato invece da un'orsa pietosa e visse, crescendo poi tra i pastori; diventato un bellissimo adolescente fu scelto da Zeus perchè giudicasse chi fosse la dea più bella tra Hera, Pallade Atena e Afrodite; il giovane preferì quest'ultima che gli aveva promesso in sposa la più bella donna del mondo, attirando così sulla sua patria l'odio e la vendetta delle altre due potentissime dee.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Qualche tempo dopo questo giudizio, Paride venne riconosciuto dalla madre Ecuba e tornò tra gli altri suoi fratelli a Troia, nella reggia. Priamo, volendo che s'inpratichisse degli affari politici, gli affidò la missione di recarsi a Sparta per rintracciare sua zia Esione, la figlia di Laomedonte che era andata sposa a Telamone e di cui non si aveva più notizie. Paride andò a Sparta e fu accolto molto cordialmente dal re <span style="font-weight: bold;">Menelao</span>. Ma, quando Paride vide <span style="font-weight: bold;">Elena</span>, la moglie del re, subito se ne innamorò. Si ricordò che Afrondite gli aveva promesso in sposa la donna più bella del mondo, e chi poteva essere la donna più bella del mondo se non Elena, la bellissima figlia di Leda e quindi sorella dei <span style="font-weight: bold;">Diòscuri</span> e di <span style="font-weight: bold;">Clitennestra</span>? Afrodite qunque doveva mantenere la promessa. Afrodite così invocata, la mantenne: compose un filtro magico, lo versò nella tazza in cui Elena beveva, e stette ad attendere il risultato; Elena, a mano a mano che beveva, dimenticava il marito, la figlia, ogni cosa e non aveva più altro pensiero che per Paride; tanto che, appena questi le propose di fuggire con lui, accettò subito senza esitare, s'imbarcò sulla nave troiana e quella notte stessa salpò con Paride alla volta di Troia, dove Paride la sposò. Tutta la famiglia di Priamo accolse festosamente la nuova nuora del re, ad eccezione di una delle cinquante figlie di Priamo e Ecuba, Cassandra che, avendo il dono della profezia, sapeva già che quella donna sarebbe stata la rovina di Troia, Ma nessuno le credette, come era destino di tutte le sue profezie.<br />
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Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-55006976231066252602011-03-09T13:40:00.010+01:002013-01-18T01:07:10.592+01:00La fondazione di Troia<a href="http://2.bp.blogspot.com/-SLFA9trbP8k/TXeD_KM8JEI/AAAAAAAAAJo/UlRTdFvigF4/s1600/troia.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582075384242644034" src="http://2.bp.blogspot.com/-SLFA9trbP8k/TXeD_KM8JEI/AAAAAAAAAJo/UlRTdFvigF4/s320/troia.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 249px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 320px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
La Troade era una fertile regione dell'Asia Minore, a poca distanza dall'Ellesponto, che oggi si chiama Stretto dei Dardanelli ed è una delle chiavi del Mediterraneo.<br />
Nel tempo dei tempi ne era re <span style="font-weight: bold;">Teucro</span>. A lui un giorno si presentò un giovane avventuriero di nome <span style="font-weight: bold;">Dardano</span>, che veniva dalla Samotracia in cerca di una terra su cui regnare. Teucro l'accolse benignamente e gli diede per moglie sua figlia <span style="font-weight: bold;">Batea</span>.Dalle loro nozze nacque un figlio, <span style="font-weight: bold;">Erittonio</span>, che divenne poi l'uomo più ricco del mondo e fu padre di <span style="font-weight: bold;">Troo</span>, il quale, a sua volta, si sposò ed ebbe tre figli: <span style="font-weight: bold;">Assàraco</span>, <span style="font-weight: bold;">Ilo</span> e <span style="font-weight: bold;">Ganimede</span>. Assàraco morì giovane e si sa poco e niente. Ganimede fu rapito da Zeus e divenne coppiere degli dèi; Ilo succedette al padre sul trono e, non più soddisfatto della vecchia capitale Dardania, volle costruirsene una nuova e, per scegliere il luogo dove costruirla, interrogò l'oracolo.Questo gli rispose di seguire una mucca bianca, pezzata di scuro, che se ne stava allora pascolando in pianura; e dove si fosse fermata doveva fondare la città.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Ilo seguì la mucca appena si mosse dal pascolo: la bestia si fermò su una collinetta da cui si dominava tutta la pianura sino al mare. Qui fece costruire la sua città che chiamò <span style="font-weight: bold;">Troia</span>, dal nome di suo padre. Zeus, per dimostrargli il suo compiacimento, gli mandò una statua di legno, la statua di Pallade Atena che fu chiamata poi il <span style="font-style: italic;">Palladio</span>, con questo privilegio: la città non avrebbe potuto mai essere conquistata finchè avesse avuto la statua dentro le sue mura. Ilo aveva tanta fede nella promessa di Zeus, che non volle nemmeno cingere di mura la città, persuaso che il Palladio bastasse a difenderla.<br />
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-X9lygEjC65s/TXeEFx74uqI/AAAAAAAAAJw/xJhuA94zGxU/s1600/troia1.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5582075497987750562" src="http://1.bp.blogspot.com/-X9lygEjC65s/TXeEFx74uqI/AAAAAAAAAJw/xJhuA94zGxU/s320/troia1.jpg" style="cursor: pointer; float: left; height: 320px; margin: 0pt 10px 10px 0pt; width: 318px;" /></a>Zeus aveva avuto ragione di compiacersi di Troia, perchè essa era davvero una città magnifica: colonnati, scale, templi di marmo, palazzi dorati, ogni edificio pubblico era costruito secondo i canoni di una elegante architettura; e sotto il colle si estendeva una pianura, solcata da due fiumi ricchi di acqua, lo Scamandro e il Simoenta; e più oltre vi era il mare scintillante di luci e di riverberi. Dietro la città, formava uno sfondo pittoresco una catena di alte montagne nevorse, la catena dell'Ida, i cui fianchi erano ricorperti da cupe foreste di frassino e di abeti.<br />
La nuova capitale diventava ogni giorno più prosperosa e potente, graze alla sua felice posizione: Troia era infatti al centro delle comunicazioni terrestri e marittime tra l'Asia e l'Europa.<br />
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<br />
Quando Ilo morì, divenne re il figlio <span style="font-weight: bold;">Laomedonte</span>, che volle circondare la città di solide mura. Gliele fabbricarono due dèi Apollo e Poseidone. Da Laomedonte il trono passò nelle mani di suo figlio <span style="font-weight: bold;">Priamo</span>, che portò il suo regno e la sua capitale a grande splendore: i cinqua figli e le cinquanta figlie, che la leggenda attribuisce a lui e alla moglie <span style="font-weight: bold;">Ecuba</span>, sono forse il simbolo di tanta opulenza e del suo immenso potere.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-27657150313461201922011-03-08T14:57:00.005+01:002013-01-18T01:07:23.509+01:00Orfeo ed Euridice<a href="http://3.bp.blogspot.com/-RO3aUtvwvt0/TXapn0_LLfI/AAAAAAAAAJg/ybQIGI4YeMk/s1600/Frederic_Leighton-Orfeo_ed_Euridice-1864.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5581835289875918322" src="http://3.bp.blogspot.com/-RO3aUtvwvt0/TXapn0_LLfI/AAAAAAAAAJg/ybQIGI4YeMk/s320/Frederic_Leighton-Orfeo_ed_Euridice-1864.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 320px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 297px;" /></a><br />
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-dD6b0D-C_6A/TVjuRERiwvI/AAAAAAAAADY/KUkAxF1KZA8/s1600/orfeo-ed-euridice.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><br /></a>
<a href="http://image.forumfree.it/4/2/4/4/8/8/8/1261072029.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><br /></a>
<div style="text-align: justify;">
Un altro degli Argonauiti ebbe una tragica fine: <span style="font-weight: bold;">Orfeo</span>, che i graci consideravano come il maggior poeta vissuto prima di Omero. Dicevano di lui che col suo canto dolcissimo aveva il potere di muovere gli alberi e di rendere mansuete le belve. Basti dire del resto che lo credevano figlio della Musa Calliope.<br />
Tornato dalla Colchide, si era stabilito nella Pieria, sulle coste merdionali della Tracia, e lì sposò la bella ninfa<span style="font-weight: bold;"> Euridice</span>. In quello stesso tempo, dalla lontana Libia, in cui era nato da Apollo e da Cirene, si traferì in Tracia <span style="font-weight: bold;">Aristeo</span>, benemerito per aver insegnato agli uomini molti utili precetti agrocoli e per averli tra l'altro iniziato all'apicoltura.<br />
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<a name='more'></a><br />
Costui si innamorò pazzamente di Euridice e di continuo l'impotunava con le sue proteste d'amore. Un giorno che Euridice, per sfuggire Aristeo, aveva preso un viottolo tra i campi, fu morsa da un serpente velenoso nascosto tra l'erba e morì. Le ninfe amiche di lei diedero la copa di questa morte ad Aristeo e, per fargli dispetto, distrussero gli sciami dei suo alveari.<br />
<div style="text-align: justify;">
In quanto ad Orfeo, il suo strazio per la morte inaspettata della sua adorata sposa non può essere descritto: piangeva, si disperava, si aggirava come un pazzo per le aspre gole della montuosa Tracia, ma nulla poteva lenire il suo immenso dolore: l'immagine di Euridice lo seguiva dappertutto e rendeva pià tormentosa la sua angoscia. Alla fine, persuaso di non poter più vivere senza auridice, decise di andare a cercarla nell'Erebo, e scese infatti laggiù, nelle tenebrose case dei morti. Gli dèi dell'Averno sono inesorabili, non si commuovono alle lacrime degli auomoni. Tuttavia i desolati accenti della sua lira, il suo lamentoso canto funebre, le sue affannate implorazioni avevano fatto accorrere le anime dei trapassati da ogni più remoto angolo, e tutte ascoltavano, silenziose come gli uccelli della notte. Cerbero non latrava più, Caronte non traghettava più le ombre, la ruota d'Issione si era fermata, Tantalo non sentiva più sete e fame, tutti i tormenti erano stati sospesi per virtù dei quel canto. Hades, il malinconico re di quel lugubre regno, sentì per la prima volta nel gelido cuore un sentimento di pietà e concesse a Orfeo la grazia di riportare Euridice rediviva alla luce del sole. Con un patto però: che lungo il cammino non si volgesse mai a guardare la sua sposa. <a href="http://3.bp.blogspot.com/-dD6b0D-C_6A/TVjuRERiwvI/AAAAAAAAADY/KUkAxF1KZA8/s1600/orfeo-ed-euridice.jpg"><img alt="" border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-dD6b0D-C_6A/TVjuRERiwvI/AAAAAAAAADY/KUkAxF1KZA8/s1600/orfeo-ed-euridice.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 266px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 256px;" /></a>Senonchè, quando i due sposi furono giunti alla fine della via sotterranea e già si vedeva, in fondo al cunicolo, disegnarsi in un alone la porta che conduce alla luce, Orfeo non riuscì più a contenere la propria impazienza e si volse indietro dove doveva essere la sua Euridice. Euridice c'era infatti; ma, appena si posò su di lei lo sguardo di Orfeo, impallidì, divenne come trasparente ombra, si dossolse in un grupo di nebbia. La porta dell'Inferno si richiuse subito dopo il passaggio di Orfeo; e invano il desolato poeta restò lì fuori per ben sette mesi aspettando che si riaprisse. Persuaso alla lunga della vanità della sua attesa, Orfeo tornò tra gli uomoni, ma cambiato! Non suonò più la lira, non cantò più. Odiava ormai tutte le donne e le trattava con disdegno. Non poteva sopportare più i tripudi rumorosi dei riti bacchici. Le Menadi, offese da questo manigesto suo disprezzo, un giorno nel delirio di una baccanale, gli si gettarono addosso come cagne e lo fecero a brani. La sua testa e la sua lira furono gettare in mare: la corrente marina le trasportò sulle rive dell'isola di Lesbo, l'isola dei poeti.</div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-44092478583566792812011-03-08T14:35:00.007+01:002013-01-18T01:07:55.252+01:00Il ritorno di Giasone a Iolco e la vendetta di Medea<a href="http://2.bp.blogspot.com/_eH8ERvP2nis/S8NavCA8xiI/AAAAAAAAEKA/HZN8EUkDMLs/s320/Eug%C3%A8ne+Delacroix+-+Medea.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/_eH8ERvP2nis/S8NavCA8xiI/AAAAAAAAEKA/HZN8EUkDMLs/s320/Eug%C3%A8ne+Delacroix+-+Medea.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 301px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 200px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
Dopo una lunga navigazione gli Argonauti fecero ritorno a Iolco, ma qui ricominciarono i guai. Giasone consegnò al re Pelia il Vello d'Oro: il re fu molto contento di prenderlo, ma si rifiutò di restituire all'eroe il trono paterno, come pur gli aveva promesso. Medea allora s'incaricò di punire il fedifrago con un'atroce vendetta. Le figlie di Pelia si lamentavano che il padre era troppo vecchio; Medea si offrì di ringiovanirlo per mezzo delle sua arti magiche. Siccome dinanzi a tale offerta, le ragazze erano perplesse, la maga portò davanti a loro un vecchio caprone, lo uccise, lo fece a pezzi, mise questi pezzi a bollire in un grande caldaio insieme con certe erbe, e quando l'acqua cominciò a bollire, ecco dal caldaio uscir fuori, vivo e vegeto, un gentile capretto. Di fronte all'evidenza di questa prova, le figlie di Pelia non esitarono più: sgozzarono il padre, lo fecero a pezzi, lo misero a bollire...e tutto finì lì, perchè Medea si rifiutò di proncunicare le parole magiche che l'avrebbero risuscitato più giovane.<br />
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<a name='more'></a><br /><br />
Morto Pelia, gli successe sul trono il figlio di lui <span style="font-weight: bold;">Acasto</span>, che cacciò via da Iolco Giasone e Medea. I due si rifugiarono a Corinto, benevolmente accolti da re del paese. Qualche tempo dopo Giasone, dimenco di quanto doveva a Medea, s'innamorò di <span style="font-weight: bold;">Glauce</span>, la bellissima figlia del re, e per poterla sposare, ripudiò Medea. La vendetta della maga fu immediata e terribile. Finse di essere rassegnata alla sua sorte e anzi persino contenta della felicità che in quel matrimonio avrebbe trovato Giasone, e il giorno delle nozze mandò in dono alla sposa un magnifico vestito: il vstito era avvelenato, e appena la sposina l'ebbe indossato, morì tra spasimi atroci. Intanto Medea aveva ucciso i due figlioletti, Mermero e Fere, che aveva avuti dalla sua unione con Giasone e fuggì da Corinto sopra un carro tirato da due dragli alati, recandosi ad Atene. Quel che lì avvenne alla corte di Egeo che aveva sposato Medea, lo trovate nella sezione <a href="http://mitologiagreca.blogspot.com/2007/12/teseo-ad-atene.html">"Teseo"</a>. In quanto a Giasone, straziato da tante orribili morti, si uccise.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-83535990012170805262011-03-07T16:09:00.006+01:002013-01-18T01:08:07.809+01:00La conquista del Vello d'Oro(parte II)<a href="http://www.esoterya.com/wp-content/uploads/2010/09/medea.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><br /></a>
<a href="http://umsoi.org/wp-content/uploads/2009/11/lotta-dei-tori.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" src="http://umsoi.org/wp-content/uploads/2009/11/lotta-dei-tori.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 274px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 300px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
Dopo altre avventure di minor conto, la nave Argo approdò finalmente alle rive della Colchide, il misterioso paese che è ai piedi dell'altissima catena montuosa del Caucaso. Giasone si presentà subito al re Eete. Questo sovrano abitava nel più bel palazzo del mondo, circondato tutto intorno da colonne di bronzo, nel cui cortile erano quattro fontane da cui uscivano vino, latte, olio aromatico e un'acqua che, calda in inverno, diventava gelida in estate.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Quanto Eete seppe lo scopo del viaggio di Giasone, montò su tutte le furie, deplorando la sfacciataggine di quell'indiscreto giovane che osava mettere gli occhi sul Vello d'Oro, la cosa più bella e più cara del suo regno. Ma, siccome Giasone insisteva, il re, seccato e sicuro di mandare il giovane incauto a morte certa, gli permise di prendere il Vello, alla condizione però che prima domasse due dei suoi geroci tori dai piedi di bronzo che gettavano fiamme dalle narici, e poi, domatili, li attaccasse a un aratro col quale doveva lavorare quattro arpenti di terreno non mai dissodato, seminando poi nei solchi i denti di serprende che lui gli avrebbe dato.<br />
Giasone accettò temerariamente la sfida; ma egli non avrebbe mai potuto compiere ciò che Eete voleva, se, in suo soccorso non fosse intervenuta <span style="font-weight: bold;">Medea</span>, la bellissima figlia del re. Costei era una maga dai poteri sorprendenti e , poichè, appena veduto l'eroe greco, se n'era fieramente innamorata, gli offrì un balsamo ch'ella aveva composto con misteriose erbe, il quale aveva virtù di rendere invulnerabile per un giorno intero chiunque se ne spalamsse il corpo. La maga avvertì inoltre Giasone che dai denti di serpente appena seminati sarebbero sorti altrettando giganti terribili e minacciosi; sarebbe però bastato che il giovane lanciasse loro una pietra, perchè i giganti, invece di scagliarsi contro di lui, si mettessero a contendere tra loro la pietra come fosse un gioiello, e allora Giasone, approfittando della confusione, poteva sterminarli tutti a colpi di spada. In compenso di questi utili avvertimenti e di questi aiuti, Medea non chiedeva altro che una cosa: che Giasone la sposasse. Giasone promise.<br />
<a href="http://www.esoterya.com/wp-content/uploads/2010/09/medea.jpg"><img alt="" border="0" src="http://www.esoterya.com/wp-content/uploads/2010/09/medea.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 410px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 346px;" /></a><br />
Il giorno stabilito, il giocane si unse dalla testa ai piedi col balsamo miracoloso di Medea e si recò al cimento. Ecco subito uscire dalla stalla due enormi tori furiosi coi piedi di bronzo:dalle loro narici sbuffavano vampate di fuoco, ed essi recalcitrarono, s'impennarono e si scagliarono poi, impetuosi e feroci, contro l'eroe...inutilmente, perchè l'unghuento proteggeva il suo corpo. Giasone prese tranquillamente i tori, li sottomise al giogo, li attaccò all'aratro e, aizzandoli con la spada come si aizzano i nuoi col pungolo, spinse la coppia domata al lavoro. Il solco è presto fatto, e nel solco il giovane sparge i denti di serpente che il re gli ha dato. Un attimo, e dalla terra spuntarono fuori i giganti, e tutto avviene come medea aveva predetto.<br />
<br />
Ora non resta che il drago a guardia del Vello. L'occhio sanguigno del rettile immane brillava foridabile foriero di morte, e le sue fauci già si preparavano a divorare l'audace che aveva osato affrontarlo. Senonchè l'innamorata Medea, a insaputa dello stesso Giasone, aveva somministrato al drago un potente filto magico che doveva addormentarlo; e proprio mentre esso stava per avventarsi contro l'eroe, il sonno lo colse e il mostro cadde giù. afflosciandosi inerte, in terra. Giasone immerse la spada nell'enorme corpaccio mirando al cuore, e il drago passò dal sonno alla morte. Il sospirato Vello d'Oro era ormai nelle mani degli Argonauti. C'era appena il tempo di imbarcarsi e di fuggire: il re Eeto, che aveva meditato feroci disegni contro di loro, appreso l'incredibile esito dell'impresa, diventò furibondo, smaniò, digrignò i denti, si morse le dita, ma dovette accontentardi di vedere la loro agile nave sparire all'orizzonte. Su quella nava era fuggita anche sua figlia Medea, come Giasone aveva promesso alla giovane maga.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-37876340853511923952011-03-07T15:18:00.006+01:002013-01-18T01:17:47.772+01:00La conquista del Vello d'Oro(parte I)<a href="http://3.bp.blogspot.com/_hEc0YwmfOhA/STCI1pae7AI/AAAAAAAAAlU/CEH6LdnetsE/s400/Dosso_Dossi_001.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/_hEc0YwmfOhA/STCI1pae7AI/AAAAAAAAAlU/CEH6LdnetsE/s400/Dosso_Dossi_001.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 268px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 400px;" /></a><br />
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<div style="text-align: justify;">
Fatti i debiti sacrifici agli dèi, Giasone e i suoi acompagni salparono dal porto di Iolco verso l'Oriente.La navigazione durò due anni e fu turbata da numerose burrasche e da varie peripezie. Dopo una lunga sosta a Lemno, la nave toccò la Samotracia e arrivò a Cizico. Qui gli Argonauti, avendo trovato un buon porto tranquillo, volevano germarsi qualche tempo per riposare, senonchè, noottetempo, mentre essi dormivano, vennero giù dalle montagne vicine numerosi giganti con sei braccia, i quali, portando grossi macigni, tentarono di chiudere con questi la bocca del porto, per impafronirsi della nave. Scoperti a tempo dalle sentinelle, fu dato l'allarme. La battaglia volse in favore degli Argonauti, specialmente per merito di Ercole che, con la sue frecce avvelenate, uccise parecchi giganti e mise in fuga gli altri.<br />
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<a name='more'></a><br />
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Ripreso il viaggio, la nave arrivò a Salmidesso di Tracia, di cui era re l'infelice indovino <span style="font-weight: bold;">Fineo. </span>Avendo costui avuto<span style="font-weight: bold;"> </span>il<span style="font-weight: bold;"> </span>dono del vaticinio da Apollo, aveva incautamente rivelato agli uomini alcuni fatti futuri che Zeus voleva segreti, perciò il dio, irato, lo aveva reso cieco e lo faceva tormentare dalle Arpie, mostri col viso di donna e il corpo di avvoltoio, i quali insozzavano i cibi delle persone che esse prendevano a perseguitare.<br />
Zete e Calais, i due figli alati di Borea, cacciarono le Arpie dal paese e le inseguirono a volo fino alle isolo Strofadi. Libero da quel supplizio, il riconoscente Fineo predisse agli Argonauti le difficoltà che avrebbero incontrato, consigliando le precauzioni che avrebbero dovuto prendere per superarle. e soprattuo per superare il difficile passo delle rupi Simpleagadi per entrare nel Mar Nero. Queste due rupi, l'una da un lato e l'altra dall'altro dello stretto, non stavano ferme; ma quando una nave tentava di passare, si muovavano sbattendo l'una contro l'altra e prendendo in mezzo la nave, che schiacciavano. In grazia ai consigli di Fineo, la nave Argo superò felicemente quel passo e fu la prima nave che dall'Egeo potè entrare nel Mar Nero. Da allora le Simpleagadi restano ferme al loro posto e tutte le navi possono entrare ed uscire a loro piacimento attraverso lo stretto.</div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-27130136989007969372010-01-10T16:31:00.016+01:002013-01-18T01:08:20.441+01:00Giasone<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: bold;">Giasone </span>era il figlio più bello e più coraggioso del re di Iolco in Tessaglia: <span style="font-weight: bold;">Esone</span>, e della regina <span style="font-weight: bold;">Alcimede</span>. Un giorno il fratello del re, Pelia, uomo senza scrupoli e ambiziosissimo, spodestò Esone facendo strage dei figli per timore che un giorno potessero rivendicare il proprio regno. Solo uno dei figli si salvò, Giasone, grazie alla madre che riuscì a nasconderlo sul monte Pelio e lasciarlo alle cure del centauro <span style="font-weight: bold;">Chirone</span> perchè lo educasse saggiamente. Infatti Giasone diventò un uomo colto, robuto e garbato, il centauro gli aveva insegnato il rispetto per gli Dèi, l'arte militare, l'idea della giustizia, la medicina, la musica, e lo aveva addestrato ad ogni esercizio fisico.<br />
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<a name='more'></a> </div>
<div style="text-align: justify;">
Un giorno Pelia tormentato dal rimorso, interrogò l'oracolo che gli raccomandò di guardarsi da un uno che un giorno gli si sarebbe presentato con un piede calzato e l'altro senza il sandalo.Così fu, un giorno in cui Pelia stava celebrando un sacrificio a Poseidone gli si presentò un giovane , che era appunto Giasone, con un piede scalzo. Fattosi riconoscere dallo zio, Giasone rivendicò il suo diritto al trono; Pelia restò stordito e confuso dalla sua richiesta e a denti stretti riconobbe il buon diritto di Giasone. Per prendere tempo però, Pelia disse a Giasone che prima di salire al trono era consono nel suo interesse darsi lustro con qualche impresa importante, e gli suggerì quella di conquistare il <span style="font-weight: bold;">Vello d'oro</span> nella Colchide.<br />
L'ingenuo Giasone accolse la proposta dello zio e preparò tutto per la spedizione, radunò 59 uomini scelti, risoluti ad ogni prodezza tra cui ricordiamo: <span style="font-weight: bold;">Peleo</span>, re dei Mirmidoni e padre di Achille<span style="font-weight: bold;">; Laerte</span>, re di Itaca e padre di Ulisse; <span style="font-weight: bold;">Tifi</span>, esperto di astronomia e di venti; i due Diòscuri <span style="font-weight: bold;">Càstore e Pollùce</span>; <span style="font-weight: bold;">Zete e Calais</span>, i due figli alati di Borea(il vento del nord); <span style="font-weight: bold;">Tideo</span>; <span style="font-weight: bold;">Anfiarao, Orfeo,</span> il divino cantore; e <span style="font-weight: bold;">Ercole</span>, l'eroe degli eroi. Giasone per far costruire la sua nave si rivolse al più bravo degli architetti di quel tempo; infatti gli fece la nave più bella e salda che si potesse immaginare, alla quale quando fu varata, venne dato il nome stesso del suo costruttore, <span style="font-weight: bold;">Argo.</span> Dal nome della nave furono chiamati <span style="font-weight: bold;">Argonauti</span>, i partecipanti alla spedizione. Alla perfezione della nave aveva collaborato la dea Atena in persona, che ne aveva tessuto le vele e aveva fatto tagliare l'albero di prua da una delle querce sacre di Dodona, le quali avevano la facoltà di parlare e di conoscere il futuro. Capo della spedizione fu eletto per acclamazione: Giasone.<br />
<a href="http://www.scultura-italiana.com/Scultori_estero/immagini/Thorvaldsen%20-%20Giasone%20col%20Vello%20d%27oro%20%28Thorvaldsens%20Museum,%20Copenhagen%29.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" src="http://www.scultura-italiana.com/Scultori_estero/immagini/Thorvaldsen%20-%20Giasone%20col%20Vello%20d%27oro%20%28Thorvaldsens%20Museum,%20Copenhagen%29.jpg" style="cursor: pointer; display: block; height: 440px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 299px;" /></a><br />
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Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-20699601547616518642008-08-06T22:09:00.006+02:002013-01-18T01:09:41.433+01:00La guerra fratricida<div style="text-align: justify;">
Adrasto, arrivato davanti la città di tebe assegnò a ognuno dei sette capitani una delle sette porte della città, così subito pose l'assedio, attaccando e scatenando una guerra piena di sangue. Il profeta <span style="font-weight: bold;">Anfiarao </span>aveva predetto che tutti i principi che prendevano parte alla guerra sarebbero morti ad eccezione di Adrasto; il profeta non sbagliò, in un assalto alla città Capaneo salito sulle mura urlò così tanto da scatenera la furia di Zeus che lo fulminò con un suo fulmine facendolo precipitare e morire; come lui mano mano gli altri principi morirono durante la guerra, alla fine rimasero solo Adrasto e Polinice. La guerra durava già da tempo e gli abitanti delle due città si accordarono di farla finire con un duello all'ultimo sangue tra i due fratelli; dei due non rimase in vita nemmeno uno.<br />
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<a name='more'></a><br />
Adrasto diede ordine di ritirata. Tebe era libera ma non aveva più un re. Creonte assunse la sovranità e ordinò di donare degna sepoltura ad Eteocle mentre vietò ogni rito funebre per Polinice che aveva portato solo guerra e sangue. <span style="font-weight: bold;">Antigone</span> divenne in quell'occasione anche eroina dell'amor fraterno e non potendo lasciare che le belve divorassero il corpo di Polinice, coprì di terra le spoglie del fratello. Messa in prigione la giovane si impiccò. <span style="font-weight: bold;">Emone,</span> figlio di Creonte, innamorato di Antigone perdette il senno e si uccise accanto al cadavere di lei.<br />
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A questa prima guerra contro Tebe ne seguì un'altra, dieci anni dopo, che fu chiamata la <span style="font-weight: bold;">Guerra degli Epigoni</span>, cioè dei discendenti. Adrasto unico scampato alla prima guerra, organizzò un nuovo esercito per avere una rivincita, a capo dell'esercito mise altri sette principi: il proprio figlio <span style="font-weight: bold;">Egialeo</span>, e i figli dei sei principi morti nella prima guerra,<span style="font-weight: bold;"> Alcmeone</span>, figlio di Anfiarao; <span style="font-weight: bold;">Diomede</span>, figlio di Tideo; <span style="font-weight: bold;">Promaco</span>, figlio di Partenopeo; <span style="font-weight: bold;">Stenelo</span>, figlio di Capaneo; <span style="font-weight: bold;">Tersandro</span>, figlio di Polinice; <span style="font-weight: bold;">Eurialo</span>, figlio di Ippomedonte. Il condottiero della città di Tebe, invece, era Laodamante, figlio di Eteocle, che morì in un combattimento. Questa volta l'impresa riuscì e Tebe fu presa, a capo di essa salì Tersandro, figlio di Polinice.</div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-37841463243636017452008-08-05T21:00:00.008+02:002013-01-18T01:09:53.625+01:00L'esercito dei sette.<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/2/2a/The_Oath_Of_The_Seven_Chiefs_-_Project_Gutenberg_eText_14994.png/280px-The_Oath_Of_The_Seven_Chiefs_-_Project_Gutenberg_eText_14994.png" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img alt="" border="0" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/2/2a/The_Oath_Of_The_Seven_Chiefs_-_Project_Gutenberg_eText_14994.png/280px-The_Oath_Of_The_Seven_Chiefs_-_Project_Gutenberg_eText_14994.png" style="cursor: pointer; display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 320px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
Dopo aver cacciato da Tebe il padre, i due figli, <span style="font-weight: bold;">Eteocle e Polinice</span> pattuirono tra loro che avrebbero regnato a Tebe un anno ciascuno. Cominciò Eteocle ma finito l'anno si rifiutò di lasciare il posto al fratello come d'accordo e anzi mandò Polinice in esilio. Questo trovò rifugio ad Argo, presso il re <span style="font-weight: bold;">Adrasto</span>, il quale non solo lo accolse benevolmente ma gli diede anche in moglie la propria figlia Argia e gli promise di aiutarlo a riprendersi il trono usurpatogli da Eteocle.<br />
Per aiutare Polinice, Adrasto preparò un grande e formidabile esercito alla cui testa mise sette abilissimi condottieri: lui stesso, <span style="font-weight: bold;">Adrasto</span>, capo assoluto della spedizione; il genero e pretendente al trono di Tebe, <span style="font-weight: bold;">Polinice;</span> <span style="font-weight: bold;">Tideo</span>, signore d'Etolia, che aveva sposato un'altra figlia di Adrasto di nome Deipile; il principe <span style="font-weight: bold;">Capaneo</span>; <span style="font-weight: bold;">Ippomedonte e Partenopeo</span>, entrambi fratelli di Adrasto; e <span style="font-weight: bold;">Anfiarao</span>, cugino del re.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-26749831859650190712008-03-04T11:58:00.004+01:002008-03-04T12:10:08.493+01:00La triste sorte di Edipo<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.paleothea.com/Pictures/AntigoneOedipus.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.paleothea.com/Pictures/AntigoneOedipus.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Dopo molto tempo a Tebe scoppiò una terribile pestilenza; fu interrogato l'oracolo che predisse che tutto sarebbe finito quando il colpevole dell'uccisione di Laio fosse cacciato dalla città. <span style="font-weight: bold;">Edipo</span>, a cui stava molto a cuore la sorte del popolo, ordina una severa inchiesta, e si occupa della ricerca del colpevole in prima persona, tanto è che interroga l'indovino Tiresia. Tiresia svela ad Edipo che fu proprio lui ad uccidere Laio, che era suo padre e che aveva sposato la vedova di Laio, sua madre. Dall'orrore di queste parole, dalla vergogna Edipo si strappa gli occhi; <span style="font-weight: bold;">Giocasta</span> dalla disperazione e disonore si impicca. I figli Eteocle e Polinice, rinnegano il padre e ogni sentimento di pietà, cacciando il re dalla città; l'unica a rimanere accanto al padre fu <span style="font-weight: bold;">Antigone</span> che coraggiosamente accompagna il padre nel suo vagabondare. Schivato da tutti, Edipo arriva nell'Attica, a Colono, dove nel bosco sacro alle <span style="font-weight: bold;">Eumenidi</span>, le dee che puniscono il parricido, trova in modo misterioso la morte e la tanto desiderata pace.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-47358007247848188482008-03-02T14:43:00.005+01:002008-03-02T15:02:10.743+01:00Edipo e la Sfinge<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.ca-doro.com/emicrania/edipo%20e%20la%20sfinge.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.ca-doro.com/emicrania/edipo%20e%20la%20sfinge.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Morto Laio, sul trono di Tebe salì <span style="font-weight: bold;">Creonte</span>, fratello di <span style="font-weight: bold;">Giocasta. </span>Il nuovo re di Tebe emanò un editto promettendo il trono e la mano di sua sorella Giocasta a chiunque riuscisse a liberare il paese dalla <span style="font-weight: bold;">Sfinge</span>.<br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">La Sfinge era un mostro col volto di donna, il corpo di leone e le ali di aquila: era su una roccia che dominava la strada principale che portava a Tebe; la bestia fermava i passanti e proponeva loro un enigma, divorando coloro che non sapevano rispondere. Fino ad allora nessuno era riuscito a rispondere all'enigma e perciò ci fu una strage di tebani; Creonte con questo editto sperava di mettere fine a questa storia. Poco tempo dopo, Edipo si trovò difronte la Sfinge che gli rivolse il solito indovinello: <span style="font-weight: bold; font-style: italic;">Quale è l'animale che di mattina cammina con quattro zampe, a mezzogiorno con due, e la sera con tre?</span><br />Edipo rispose - <span style="font-weight: bold; font-style: italic;">E' l'uomo, che da bambino cammina carponi; divenuto maturo cammina ritto su due piedi, e da vecchio per camminare deve servirsi di un bastone come sostegno. </span>L'incantesimo era rotto, la Sfinge piena di rabbia si buttò dalla rupe e morì, il giovane che aveva liberato il paese da quel mostro fu accolto nella città di Tebe e come promesso fu fatto re e sposò Giocasta. In questo modo anche la seconda parte di quanto predetto dall'orocalo si era avverato; dal matrimonio incestuoso nacquero quattro figli: <span style="font-weight: bold;">Antigone, Ismene, Eteocle e Polinice.</span><br /></div><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.ilsoffioultrafanico.net/pag12_simboli/Tetramorfo/Tetramorfo_02p.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 200px;" src="http://www.ilsoffioultrafanico.net/pag12_simboli/Tetramorfo/Tetramorfo_02p.jpg" alt="" border="0" /></a><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-16055123296173657072008-03-01T12:20:00.005+01:002008-03-02T14:41:41.655+01:00Laio ed Edipo<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.proyectosalonhogar.com/Enciclopedia/Psicologia/Laio-Edipus.gif"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 200px;" src="http://www.proyectosalonhogar.com/Enciclopedia/Psicologia/Laio-Edipus.gif" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Il re <span style="font-weight: bold;">Laio</span> sposò <span style="font-weight: bold;">Giocasta,</span> sorella di Creonte, e siccome dal loro matrimonio non nasceva alcun figlio, i due interrogarono l'oracolo di Delfi. La Pizia rispose che sarebbe nato un figlio "che avrebbe ucciso il padre e sposato sua madre".<br />Quando nacque il figlio, Laio lo consegnò a un servo perchè lo legasse per i piedi a un albero e lo abbandonasse sul monte Citerone; il servo malvolentieri obbedì. Alcuni pastori che si trovavano lassù a pascolare le greggi del re di Corinto, <span style="font-weight: bold;">Polibo</span>, udirono le urla del bimbo e subito accorsero, salvandolo dalla sua triste sorte e consegnandolo al proprio re. I reali di Corinto non avevano figli e adottarono il piccolo e lo chiamarono<span style="font-weight: bold;"> Edipo</span>, che in greco significa <span style="font-style: italic; font-weight: bold;">piede gonfio</span>, perchè le corde che legavano i piedi del piccolo gli avevano fatto gonfiare le caviglie. Edipo, crebbe alla corte di Corinto e fu educato e cresciuto come un principe. Diventato adolescente, un giorno alcuni suoi compagni lo derisero, dicendogli che non aveva alcun motivo di considerarsi figlio del re. Edipo scappò da Corinto alla ricerca delle sue origini e si recò all'oracolo di Delfi, che senza svelargli le sue origini segrete, gli disse che avrebbe ucciso suo padre e sposato sua madre. Per evitare ciò, scappò definitivamente da Corinto, e per allontanarsi dalla reggia di Polibo, si avvicinò sempre più alla città di Tebe. Ad un bivio incrociò una carrozza sulla quale c'era Laio, il vero padre di Edipo, il cocchiere involontariamente, passo sul piede del giovane che risentitosi e pensando che fosse un affronto, prese la spada e trafisse il cocchiere; Laio scese dalla carrozza per vendicare la ferita fatta al suo servo, ma fu ucciso da Edipo, così il giovane uccise il proprio padre proprio come era stato predetto dall'oracolo.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-74731470398708982008-03-01T11:50:00.005+01:002011-03-09T15:01:58.890+01:00Zeto e Anfione<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://oncourse.iu.edu/access/content/user/leach/www/2007/dirce1.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="https://oncourse.iu.edu/access/content/user/leach/www/2007/dirce1.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Zeto e Anfione</span>, erano i figli gemelli che <span style="font-weight: bold;">Antiope</span> ebbe da <span style="font-weight: bold;">Zeus</span>. I due fratelli erano vissuti alle falde del monte Citerone, allevati dai pastori:Zeto era dotato di una forza prodigiosa e sin da piccolo si dedicò alla caccia, era rozzo e quasi selvaggio; Anfione, invece, era d'indole mite e delicata, cantava e suonava la cetra. Quando seppere dalla madre che Lico e Dirce l'avevano maltrattata, corsero a Tebe e uccisero Lico, si impossessarono di Dirce e la legarono alle corna di un toro infuriato, che trascinò la donna fino a un fiume dove annegò.<br />I due fratelli occuparono il trono di Tebe e cinsero le mura della città, Zeto trasportando con la sua forza i massi, Anfione invece li portava a sè col suono della lira. Una volta completate le mura, furono aperte sette porta come sette erano le corde della lira; e ogni porta era difesa ai lati da due robuste torri. Quando Zeto e Anfione morirono furono sepolti in una stessa tomba, e su di essa fu edificato un tempio in cui i due gemelli vennero venerati col nome di Diòscuri della Beozia.<br />Sul trono di Tebe, essendo Labdaco morto, salì suo figlio <span style="font-weight: bold;">Laio</span>.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-52990620237256292442008-02-26T16:23:00.017+01:002008-02-28T10:49:33.192+01:00Antiope<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.artchive.com/artchive/c/correggio/correggio_antiope.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.artchive.com/artchive/c/correggio/correggio_antiope.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Quando <span style="font-weight: bold;">Cadmo</span> partì in esilio, il figlio <span style="font-weight: bold;">Polidoro</span> era già morto, ed erede al trono avrebbe dovuto essere <span style="font-weight: bold;">Labdaco</span> figlio di Polidoro che a quel tempo era ancora bambino. Tebe pertanto fu governata da <span style="font-weight: bold;">Lico,</span> tutore del re.<br /><ol><li>Lico aveva sposato una ninfa fluviale di nome <span style="font-weight: bold;">Antiope</span>, da non confondere con Antiope la regina della Amazzoni, figlia di Asopo. Asopo era re della Beozia e dalla moglie ninfa<span style="font-weight: bold;"> Metope</span> aveva avuto oltre a numerosi figli maschi anche due femmine <span style="font-weight: bold;">Egina </span>e <span style="font-weight: bold;">Antiope</span>. Quando Zeus rapì Egina, Asopo lo impegnò in duello. Zeus mal sopportando l'affronto lo colpì con un fulmine e lo scaraventò in un fiume che da allora prese il nome di Asopo. Lico poi, ripudiò Antiope e si unì in seconde nozze con <span style="font-weight: bold;">Dirce(la "duplice"), </span>la quale d'accordo col marito aveva fatto molto soffrire, la povera Antiope che riuscì a fuggire e si rifugiò dai suoi due figli, <span style="font-weight: bold;">Zeto e Anfione</span>, avuti da <span style="font-weight: bold;">Zeus</span>. Zeus un giorno le sipresentò sotto le spoglie di un satiro, mentre si era rifugiata in una grotta, lì concepirono i due gemelli.<br /></li><li><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: normal; color: rgb(0, 0, 0);font-family:'serif';" ><span style="font-family:Times New Roman,Georgia,Times;"><span style="font-weight: bold;"> Antiope,</span> la giovane e bellissima figlia di<span style="font-weight: bold;"> Nitteo, </span>re di Tebe, è promessa in sposa allo zio <span style="font-weight: bold;">Lico</span> . Appassionata di cavalcate e di cacce, si reca un giorno sul Citerone, il monte vicino a Tebe. Era questa una montagna sacra, consacrata al culto delle maggiori divinità dell’Olimpo greco: Zeus, Era, Dioniso, Ares. Sorpresa da un temporale, Antiope si trova separata dal suo seguito e si rifugia in una grotta; qui, mentre dorme, le si avvicina un satiro, un essere soprannaturale metà uomo e metà capra, selvaggio abitante dei monti e delle foreste, sotto le cui spoglie si nasconde in realtà Zeus, il re degli dèi. Egli la possiede amorosamente e la rende incinta. Alcuni mesi più tardi, non potendo più nascondere la sua gravidanza, Antiope fugge da Tebe per sottrarsi alle ire del padre e dello zio i quali non vogliono credere alla natura divina del suo amante. Lico sposa un’altra donna, Dirce, figlia del tebano Ismeno. Antiope vaga attraverso il Citerone e i suoi dintorni finchè giunge nella città di Sicione dove chiede ospitalità al re Epopeo. Quest’ultimo si innamora della fanciulla: in lui Antiope trova un marito e un difensore. Nitteo, che invano ha preteso la restituzione della figlia, muore di lì a poco ma, nel trasmettere il trono di Tebe al fratello Lico, gli fa giurare che vendicherà l’oltraggio. Lico muove guerra a Epopeo, lo uccide, conquista Sicione e conduce via la nipote in catene.<br />Antiope, costretta a tornare prigioniera in patria, attraversa nuovamente il Citerone alla volta di Tebe. Il momento del parto si avvicina; le viene concesso di ritirarsi in una grotta dove essa dà alla luce due gemelli maschi. Subito dopo i bambini vengono abbandonati per ordine di Lico. La madre in lacrime ha appena il tempo di affidarli a un mandriano, intento a far pascolare le sue bestie, prima di essere tratta via a forza. Ma un prodigio segnala che Zeus non abbandona i suoi figli: davanti alla grotta zampilla improvvisamente una fonte d’acqua cristallina dove il mandriano, secondo l’uso rituale, laverà i due neonati prima di prenderli con sé; egli li alleverà, imponendo loro i nomi di Amfione e Zeto. Antiope frattanto conduce una triste esistenza a Tebe dove Lico, riducendola alla condizione di schiava, l’ha assegnata al servizio di sua moglie, “l’imperiosa” Dirce. Quest’ultima, però, teme che l’amore di Lico per la nipote non sia del tutto spento e ordina che Antiope venga rinchiusa in un carcere sotterraneo.( di <a href="http://www.agif-grafologia.it/rivista/num4art4.html">Renata Procacci</a>)<br /></span></span></span></li></ol><span style="font-size:130%;"><br /><br /></span><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-86926738409679191132008-02-25T14:43:00.006+01:002008-02-25T15:14:44.242+01:00La collana di Armonia<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.agriturismo.abruzzo.it/Artigianato/Collana.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.agriturismo.abruzzo.it/Artigianato/Collana.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Cadmo </span>divenuto re di Tebe sposò la bellissima <span style="font-weight: bold;">Armonia</span>, tanto bella che molti la credettero figlia di <span style="font-weight: bold;">Afrodite,</span> ma secondo altri era, invece, figlia di <span style="font-weight: bold;">Zeus</span> e di <span style="font-weight: bold;">Elettra</span>(una delle Pleiadi) e perciò sorella di <span style="font-weight: bold;">Iasione e Dardano.</span> Alle nozze furono invitati tutti gli dei, e tra i doni fatti alla sposa Hefesto, regalò ad Armonia una collana, finemente cesellata, con molte pietre preziose. Più tardi si scoprì che questa collana fu fatale a tutte le donne che la portarono e da essa ebbe origine la lunga serie di disgrazie che perseguitò la famiglia di Cadmo. Infatti dei cinque figli che Armonia e Cadmo ebbero:<br /><span style="font-weight: bold;">Polidoro</span>, l'unico maschio fu padre di Labdaco, il nonno dello sventuratissimo Edipo; <span style="font-weight: bold;">Semele</span>, morì giovanissima, folgorata dallo splendore di Zeus nel dare alla luce il figlio di Dioniso; <span style="font-weight: bold;">Autonoe</span> fu la dolorosa madre di Atteone che la collera di Artemide cambiò in cervo e fu divorato dai suoi stessi cani; <span style="font-weight: bold;">Ino,</span> divenuta pazza, si precipitò con figlio Melicerte in mare; <span style="font-weight: bold;">Agave</span>, nel furore del delirio bacchico sbranò il proprio figlio Penteo.<br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo tutte queste sventure Cadmo iniziò ad odiare la sua città e la abbandonò insieme ad Armonia, vagarono a lungo, finchè gli dei impietositi li trasformarono in serpenti, per poi raggiungere i Campi Elisi.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-34558920566014367972008-02-23T14:44:00.004+01:002008-02-23T19:07:11.567+01:00Teseo: la morte<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www2.deis.unical.it/deis1.0/portale/ricerca/teseo/Teseo_file/Teseo.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www2.deis.unical.it/deis1.0/portale/ricerca/teseo/Teseo_file/Teseo.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Tornato ad Atene dopo essere stato liberato da Ercole dalla prigionia dell'Erebo, Teseo trovò il suo trono usurpato da Menesteo. Avvilito mandò i suoi figli da un re suo amico e si imbarcò per l'isola di Sciro, sperando di trovare asilo e di trascorrere la sua vecchiaia; il re dell'isola, Licomede, finse di accoglierlo cordialmente e col pretesto di fargli vedere una bellissima vista, lo portò sulla vetta di un monte e lì spingendolo lo fece precipitare in un burrone. Questa è la triste e misera fine di un eroe: Teseo. Seppellito a Sciro, Teseo fu dimenticato dal suo popolo. Col passare dei secoli, quando i Persiani invasero la Grecia e furono sconfitti a Maratona da Milziade, molti soldati ateniesi affermarono di aver riconosciuto Teseo nella mischia che combatteva al loro fianco. Fu interrogato l'oracolo di Delfi, e la Pizia rispose che gli Ateniesi dovevano portare i resti di Teseo ad Atene e onorarlo con una degna sepoltura. Ritrovare le ossa dell'eroe su un'isola selvaggia non era cosa facile, poi fu vista un'aquila che a colpi di becco cercava di aprire un tumulo, fu considerato un segno del cielo, infatti lì fu trovato lo scheletro di un uomo alto e robusto, con accanto una spada di bronzo. Le spoglie furono portate ad Atene dove sulla tomba fu innalzato un tempio chiamato Teseo. Da allora Teseo fu considerato il fondatore e l'ordinatore dello Stato ateniese e l'eroe nazionale della stirpe ionica. Come eroe ionico, veniva paragonato e, contrapposto, ad Ercole, eroe nazionale della stirpe dorica. A Teseo fu attribuita l'invenzione della lotta. Molte imprese di Teseo vennero immaginate simili a quelle di Ercole il quale però, ebbe una popolarità maggiore, di cui non godè mai il mito di Teseo.<br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-78709154646919169352008-02-23T13:25:00.003+01:002008-02-23T13:41:27.548+01:00Teseo e Piritoo<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.uvm.edu/%7Eclassics/slides/b041.jpeg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.uvm.edu/%7Eclassics/slides/b041.jpeg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Piritoo</span> era il re dei Lapiti, figlio di <span style="font-weight: bold;">Issione</span>(e sencondo alcuni di Zeus) e di <span style="font-weight: bold;">Dia</span>; venendo a conoscenza delle grandi imprese di Teseo il quale nel frattempo prese parte alla spedizione degli Argonauti, decise di sfidare il giovane eroe: con alcuni suoi compagni invase l'Attica e a Maratona, rubò i buoi che appartenevano al re. Teseo volle punire il colpevole e andò all'inseguimento di Piritoo; tra i due nacque un duello, nel quale ciascuno diede prova delle proprie abilità, del coraggio e di lealtà tanto è che i due ammirandosi a vicenda si tesero la mano e da quel giorno divennero grandi amici. Piritoo sposò la bella <span style="font-weight: bold;">Ippodamia,</span> figlia del re di Argo Adrasto e di Anfitea. Durante le nozze un centauro, evidentemente ubriaco, Euritione, insultò la sposa e voleva addirittura rapirla. Ne scaturì una rissa, e Teseo prendendo le difesa della sposa taglio naso e orecchie al Centauro. Da qui la rissa si mutò in battaglia: Teseo Piritoo e i lapidi contro i centauri che, furono messi in fuga grazie al valore di Teseo e molti di loro furono uccisi.<br />Un altro segno della grande amicizia dei due ci fu quando Piritoo volle scendere nell'Erebo, con l'intenzione di rapire Persefone, la moglie di Hades. Teseo, nonostante la consapevolezza dell'inutile impresa, volle accompagnare l'amico. La cosa finì male: Piritoo fu incatenato nel Tartaro e anche Teseo rimase prigioniero laggiù, fino a quando Ercole non andò a salvarlo.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-56331783263176246392008-02-22T12:18:00.008+01:002008-02-25T14:42:52.414+01:00La guerra dei sette contro Tebe:Cadmo e gli Sparti<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.anticoegitto.net/images/tebe1.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.anticoegitto.net/images/tebe1.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Il fondatore di Tebe, la città dalle sette Porte fu <span style="font-weight: bold;">Cadmo</span>, figlio di <span style="font-weight: bold;">Agenore</span>, re fenicio di Tiro e di sua moglie <span style="font-weight: bold;">Telefassa</span>; Cadmo era fratello della bellissima <span style="font-weight: bold;">Europa</span> colei che fu rapita da Zeus. Agenore mandò Cadmo alla ricerca della sorella; viaggiò molto senza trovare traccia di sua sorella e quando arrivò in Grecia decise di interrogare l'oracolo di Delfi. La Pizia, non rispose alle sue domande ma gli disse solamente di continuare il suo viaggio fino a quando non avesse incontrato una <a href="http://mitologiagreca.blogspot.com/search/label/Sacerdotessa%20Io">giovenca con una mezzaluna bianca</a>; poi seguire la bestia finchè non si fosse fermata e in quel punto costruire una città. La giovenca arrivò in Beozia; Cadmo volendo sacrificare l'animale ad Atena, mandò i servi che lo avevano accompagnato a prendere dell'acqua in una sorgente vicina. La sorgente era custodita da un drago che uccise i servi, Cadmo non vedendo tornare i suoi servi andò a vedere e trovò il drago che si avventò contro ma Cadmo riuscì a trafiggere la bestia. Ad un certo punto comparve la dea Atena che impose al giovane di strappare i denti del drago e seminarli per terra. Cadmo fece quanto gli era stato imposto dalla dea: dalla terra spuntarono delle lance, che sollevandosi si tramutarono in un esercito di giganti armati; i guerrieri vennero chiamati <span style="font-style: italic;">Seminati,</span> cioè in greco gli <span style="font-style: italic; font-weight: bold;">Sparti</span>, si misero a combattere gli uni contro gli altri, ne rimasero solo cinque, questi Sparti rimasti furono i capostipiti della nobilità tebana, aiutarono Cadmo a costruire la città di Tebe, la cui rocca fu chiamata Cadmea, in onore del suo fondatore.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-47960069422986113552008-02-21T15:26:00.004+01:002008-02-21T15:36:24.385+01:00Fedra e Ippolito<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.letteraturaalfemminile.it/fedra.1.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.letteraturaalfemminile.it/fedra.1.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Dopo la morte di Antiope, dal cui matrimonio era nato<span style="font-weight: bold;"> Ippolito</span>, Teseo prese Fedra come moglie. <span style="font-weight: bold;">Fedra</span> era figlia di Minosse e quindi sorella di Arianna, che fu abbandonata sulla spiaggia da Teseo dopo averla ingannata. La nuova regina, si era innamorata del figliastro Ippolito, e poichè il giovane l'aveva respinta, lo accusò di aver tentato di violentarla. Teseo credette a Fedra, e invocò il dio Poseidone per punire il figlio; il dio del mare esaudì il suo desiderio: un giorno che Ippolito era alla guida di un cocchio in riva al mare, il dio fece uscire dalle onde un toro infuriato che spaventò i cavalli, il povero Ippolito fu travolto dal cocchio e trovò la morte. Fedra straziata dai rimorsi si uccise, dopo aver confessato l'inganno al marito.<br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/0f/Hippolytus_Sir_Lawrence_Alma_Tadema.jpg/280px-Hippolytus_Sir_Lawrence_Alma_Tadema.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/0f/Hippolytus_Sir_Lawrence_Alma_Tadema.jpg/280px-Hippolytus_Sir_Lawrence_Alma_Tadema.jpg" alt="" border="0" /></a><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-49271605976621727602008-02-21T15:15:00.004+01:002008-02-26T16:43:12.359+01:00Teseo ed Antiope<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.forumancientcoins.com/cparada/GML/000Images/aim/amphion1antiope3-7026.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.forumancientcoins.com/cparada/GML/000Images/aim/amphion1antiope3-7026.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;">Dopo la morte del padre, Teseo divenne re di Atene e regnò saggiamente sulla città, e istituì le feste dette <span style="font-style: italic;">Panatenee.</span> Qualche tempo dopo, gli riprese la smania di avventura e si imbattè in un altro viaggio pensando ad una spediozione contro le Amazzoni. Il popolo delle Amazzoni invece di fargli guerra, lo accolse benevolmente e lo riempì di doni. Teseo invitò le giovani donne a visitare la sua nave, ma appena furono a bordo, salpò dal porto e le fece prigioniere. Tra queste c'era <span style="font-weight: bold;">Antiope</span>, la cui bellezza eclissava quella, pure grandissima, delle altre: se ne innamorò e la sposò. Da questa unione nacque <span style="font-weight: bold;">Ippolito.</span> Qualche tempo dopo le Amazzoni per vendicarsi, assediarono Atene e iniziarono una guerra che durò parecchi anni. Durante una battaglia Antiope morì, fatta la pace il popolo delle Amazzoni tornò al proprio paese.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-65106555712438886332008-02-21T14:38:00.005+01:002008-02-21T15:00:38.941+01:00Dedalo e Icaro<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.torreomnia.com/personaggi_anonimi/personaggi/volare/Dedalo_e_Icaro_ottimo.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.torreomnia.com/personaggi_anonimi/personaggi/volare/Dedalo_e_Icaro_ottimo.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Dedalo</span>, era nato ad Atene ed era pronipote di <span style="font-weight: bold;">Eretteo</span>, re della città. Si dedicò alla scultura e all'architettura, era abilissimo in ciò che faceva; si narra che le sue statue sembravano vive a tal punto da raccontare che esse aprivano gli occhi e si muovevano. A Dedalo sono attribuite le invenzioni dell'ascia, la sega, il trapano, il passo della vite, l'archipenzolo. E' stato maestro di suo nipote <span style="font-weight: bold;">Talo</span>, figlio di una sua sorella, che uccise per gelosia quando Talo superò il maestro nella sua arte. L'Areopago, il tribunale, lo condannò all'esilio perpetuo; Dedalo si rufugiò a Creta dove fu accolto benevolmente dal re Minosse che gli commissionò il Labirinto per rinchiudere il Minotauro. A Dedalo, si rivolse Arianna, la figlia di Minosse, per sapere come aiutare Teseo a uccidere il Minotauro e uscire dal Labirinto, e come sappiamo il consiglio del filo riuscì a far trinofare Teseo nell'impresa. Quando Minosse venne a sapere che ad aiutare sua figlia e Teseo fu Dedalo, e non potendo prendersela con la figlia fuggita insieme all'eroe, pensò di punire Dedalo, rinchiudendolo insieme al figlio<span style="font-weight: bold;">, Icaro</span>, nel Labirinto, che egli stesso aveva progettato. L'unico modo per uscire dal Labirinto era evadere volando; ingegnoso come era, Dedalo costruì due paia di ali, uno per sè e l'altro per il figlio. Si raccomandò con Icaro di restargli sempre dietro durante il volo, di non strafare e soprattutto di stare attento a non avvicinarsi troppo ai raggi del sole perchè, le ali, attaccate alle spalle con della cera, potevano staccarsi in quanto il calore avrebbe sciolto la cera. Come non detto, Icaro durante il volo, provando piacere si allontanò dal padre e raggiunse i raggi del sole che sciolsero la cera e lo fecero precipitare nel mare, dove morì. Dedalo triste e desolato, atterrò in Campania a Cuma, dove costruì un tempio al dio Apollo, consegnando le ali che aveva inventato per evadere dal Labirinto di Creta.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5248308417680344863.post-38470072407050138492008-02-20T23:28:00.005+01:002008-02-21T15:01:22.505+01:00Teseo, Arianna e il Minotauro(parte II)<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://giornale.regione.marche.it/archivio/num0400/foto27ag.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://giornale.regione.marche.it/archivio/num0400/foto27ag.jpg" alt="" border="0" /></a><br />Arianna diede a Teseo il filo e le indicazione che le aveva suggerito Dedalo per combattere il Minotauro. L'eroe si incamminò insieme ai quattordici giovani per i corridoi e le stanze del Labirinto, girò e rigirò nelle tortuosità, passando dalla penombra al buio fitto quando a un tratto si trovò difronte al Minotauro. Teseo non gli diede l'opportunità di saltargli addosso che lo infilzò nelle corna, e rapidamente gli diede un colpo in testa con la mazza che si era portato, facendolo crollare a terra morto. Una volta eliminato il mostro, Teseo e gli altri ostaggi riaggomitolarono il filo di Arianna e in pochi minuti riuscirono ad uscire dal Labirinto, e insieme alla giovane fanciulla si imbarcarono per fare ritorno ad Atene. L'ingrato Teseo nel frattempo, si pentì della promessa di nozze fatta alla bella Arianna e per liberarsene, approfittò della sosta a Nasso, dove la giovane si era addormentata sulla spiaggia e senza svegliarla salì sulla nave e riprese il suo viaggio, abbandonandola. Come si legge nel mito di Dioniso, la giovane e bella Arianna fu abbandonata per poco perchè infatti, il dio Dioniso la trova sulla spiaggia, mentre piange, la consola e se la sposa.<br /></div>La slealtà di Teseo fu punita, il giovane era talmente contento di essere riuscito nell'impresa che aveva dimenticato di cambiare la bandiera da nera a bianca, come aveva promesso al padre. Il buon re quando vide la nave di ritorno con la bandiera nera, pensò che il figlio fosse morte e si precipitò nel mare, che da quel momento prese il suo nome: mar Egeo.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.comune.mo.it/tesori_ritrovati/pic07.gif"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px;" src="http://www.comune.mo.it/tesori_ritrovati/pic07.gif" alt="" border="0" /></a>Unknownnoreply@blogger.com0