Apollo alla corte di Admeto

Per aver ucciso Pitone, che rimaneva comunque un animale, figlio di Gea la madre Terra, e per placare l'ira della vecchia dea, Apollo si condannò da sé ad un esilio di nove anni in Tessaglia. Il dio si mise come un qualunque mortale a lavorare per guadagnarsi da vivere; andò al servizio del re Admeto, che gli diede lavoro come guardiano dei suoi cavalli e delle sue mandrie di buoi. Il re lo trattava bene, e Apollo, di natura generoso, fu molto utile al suo padrone. La prima volta fu quando Admeto si mise in testa di sposare la bellissima Alcesti, ma il padre della ragazza, Pelia, aveva promesso di dare la figlia in sposa solo a colui che avesse chiesto la mano di Alcesti arrivando su un carro tirato da leoni; ad Apollo non fu difficile domare un carro tirato da leoni e così il matrimonio ebbe luogo. Ma un'altra prova attendeva il regale sposo, la camera nuziale era invasa da serpenti velenosi, e anche qui Apollo fu abile nell'uccidere i terribili rettili. La terza volta fu quando Apollo, vedendo Thanatos ronzare intorno la reggia, lo affrontò e seppe in tal modo che il dio della Morte era venuto a prendere Admeto per condurlo nell'Erebo. Apollo riuscì ad avere la promessa da Thanatos che Admeto non sarebbe morto se qualcuno della sua famiglia fosse morto al posto suo; i genitori di Admeto, sebbene vecchi, si rifiutarono, ma la bellissima Alcesti, si offrì generosamente di morire per salvare la vita del suo amato sposo. Ercole, essendo li di passaggio e ospite del re, riuscì con la sua forza a strappare all'ultimo momento, la donna dalle mani di Thanatos e la restituì alla vita e a suo marito.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissimo complimenti !!

Anonimo ha detto...

bravissimi anche se nn ho capito molto bn !!!???....

Anonimo ha detto...

cmq mettetene di meglio ....hahahahahaahahahha super bravi !!!!