Niobe e la sua punizione


Nella Frigia c'era un ricco re, Tantalo, figlio di Zeus e di una ninfa, il quale godeva di una speciale benevolenza dagli dèi celesti, tanto che era spesso invitato sull'Olimpo. L'ingrato Tantalo però corrispose male questo speciale trattamento e iniziò a divulgare i segreti degli dèi e che Zeus gli aveva confidato; una volta poi volle mettere a dura prova la chiaroveggenza degli dèi servendo alle divinità le carni del proprio figlio Pelope; parlerò poi di questo re e delle vicende degli Atridi, per ora mi limito a dire che Tantalo fu punito e mandato nel Tartaro condannato ad un eterno supplizio: immerso nell'acqua non può dissetarsi perché l'acqua sfugge ogni volta che egli avvicina la bocca per bere, un ramo carico di frutti pende sul suo capo ma ogni volta che tenta di prendere un frutto, il ramo si sposta. Quando era in vita Tantalo aveva sposato Taigete, una Pleiade e ne aveva avuto parecchi figli, tra cui Pelope e Niobe. Niobe aveva sposato Anfione, re di Tebe, e aveva avuto sette forti e robusti figli e sette bellissime figlie. Ne era così orgogliosa tanto da affermare di essere più feconda di Leto, che aveva avuto solo due figli Artemide e Apollo, e pretendeva che a lei e non a Leto spettassero gli onori divini. La storia arrivò alle orecchie di Apollo e Artemide che vollero punire Niobe per l'oltraggio fatto alla madre. Un giorno che i figli di Niobe erano a caccia, Apollo col suo arco d'argento li fece cadere tutti morti. Dopo questo dura punizione Niobe non si arrese anzi nonostante la perdita, continuava a vantarsi in quanto le rimanevano comunque ben sette figlie femmine; era ancora lei a vincere sulla madre di Apollo e Artemide. Questa volta toccò ad Artemide vendicarsi della madre, e ad una ad una con le sue frecce, uccise le sette figlie di Niobe. La sventurata madre accorse sulle pendici del monte dove erano le quattordici salme dei suoi figli, e davanti a quella scena si arrese e pianse, pianse tanto da scongiurare Zeus di tramutarla in roccia. Dopo un lungo vagabondare, Niobe capitò in Lidia dove, come suo volere, fu tramutata in roccia conservando la sua forma; tuttora continua a piangere tanto che da quella pietra colano incessantemente gocce d'acqua.

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