La strada che portava ad Atene era infestata da crudeli briganti; nei pressi di Epidauro, Teseo si imbatté nel terribile gigante Perifete che assaliva gli avversari con una grossa mazza di bronzo. Il giovane Teseo riuscì a sconfiggere il gigante e a rubargli la mazza di bronzo, che ne fece la sua arma preferita. All'istmo di Corinto, s'imbatté in un secondo gigante, Sini, che uccideva le persone in una maniera alquanto originale: curvava la cima di due pini vicini, legava il braccio e la gamba destra della vittima alla cima di un pino e il braccio e la gamba sinistra alla coma dell'altro pino; lasciando poi andare le due cime in modo che la vittima veniva squartata in due. Teseo riuscì a battere anche Sini. Su un altro sentiero stava in agguanto un altro gigante di nome Scirone, il quale fermava i viaggiatori, li faceva inginocchiare sull'orlo del burrone e li costringeva a lavargli i piedi; poi quando terminavano di lavare, gli dava un calcio e li faceva precipitare giù, dove venivano divorati da un'enorme tartaruga. Anche a costui Teseo inflisse la stessa sorte. Nelle vicinanze di Eleusi, dovette affrontare un quarto gigante, Procuste. Il gigante spogliava i viaggiatori di ogni bene, poi li stendeva su un letto: se le loro gambe passavano la misura del letto, tagliava loro quello che avanzava; se invece le gambe non arrivavano a toccare la sponda inferiore del letto, le stendeva con corde finché ci arrivassero, slogando e spezzando le ossa della vittima. Teseo fece a Procuste quello che Procuste aveva fatto patire agli altri.
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