Le fatiche di Ercole: il leone nemeo e l'idra di Lerna

Nell'Argolide c'era una valle chiamata Nemea dove viveva un mostruoso leone, nato da Tifone e dal Echidna, che devastava paesi, uccideva animale e uomini, di cui tutti gli uomini avevano paura. Questo leone era invulnerabile, nessuna arma era capace di scalfire la sua durissima pelle. Euristeo comandò ad Ercole che gli portasse la pelle di questo leone. Ercole affrontò il leone solo con la sua clava e il suo coraggio; il leone vedendo quell'uomo avanzare tanto audacemente si intimorì e si diede alla fuga. Ercole lo inseguì e lo spinse dentro una caverna senza uscita, lo stordì con la clava e lo squartò. Quando portò la pelle del leone ad Euristeo, non sapendo cosa farne la regalò a Ercole al quale invece fu molto utile, indossandola lo rese quasi invulnerabile come il leone.


Euristeo gli ordinò uccidere l'idra di Lerna. Lerna era una palude pestifera a sud di Argo. L'aria del luogo era talmente pestifera da uccidere tutti gli uccelli in volo, la causa di quest'aria tanto velenosa era il fiato di un drago immane e terribile che viveva tra il fango della palude; i pastori e contadini della zona chiamavano il drago Idra, e dicevano che il mostro avesse nove teste, nove bocche fameliche e diciotto occhi di fiamma; quando usciva dalla tana, devastava tutto e divorava greggi e mandrie. Ercole si recò a Lerna con il suo fedele compagno Iolao. Per far uscire dalla tana l'idra lanciò delle frecce, appena questa sbucò fuori con la sua clava riuscì ad abbattere due o tre teste, si accorse però che dal sangue delle teste abbattute nascevano due teste nuove. Ordinò allora a Iolao, di appiccare il fuoco a un gruppo di alberi e di bruciare le teste nuove che sbucavano con un tizzone ardente. In tal modo Ercole ebbe partita vinta. Prima di andarsene, intinse le sue frecce nel sangue delle ferite dell'idra e le frecce diventarono subito velenose.

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