Le fatiche di Ercole: le cavalle di Diomede, il cinto di Ippolita

Ares aveva un figlio di nome Diomede che regnava sopra il popolo selvaggio dei Bistoni, abitanti di una contrada della Tracia. Questo re era crudele e barbaro come suo padre e il suo popolo: aveva delle feroci cavalle che mandavano fuoco e fiamme dalle narici, e dava loro in pasto i naufraghi che disgraziatamente si ritrovavano sulle coste della Tracia. Euristeo comandò ad Ercole di portargli quelle cavalle. L'eroe si recò al palazzo di Diomede, portando con sè alcuni suoi amici fidati. Uccise o mise in fuga i servi poi catturò Diomende e lo diede in pasto alle sue cavalle come lui faceva coi poveri naufraghi. Quando le cavalle ebbero divorato il loro padrone le caricò sulla nave e le consegnò ad Euristeo come gli era stato ordinato.
L'ottava fatica di Ercole fu quella che viene chiamata "del cinto di Ippolita". Euristeo aveva una figlia di nome Admeta che quando sentì parlare della cintura di Ippolita, la regina delle Amazzoni, se ne invaghì e chiese al padre di averla a tutti i costi. Era un'impresa assurda e Euristeo sapeva che il capriccio della figlia non poteva essere soddisfatto ma ordinò ad Ercole di portargli la cintura di Ippolita. Le amazzoni abitavano un paese sulle rive del Mar Nero; era un popolo di donne guerriere che uccidevano senza pietà gli uomini che osavano avvicinarsi al loro regno; la regina Ippolita era sempre sorvegliata dalle sue donne, giorno e notte. Quando Ercole arrivò nel regno delle Amazzoni, contro ogni previsione fu accolto benignamente da Ippolita che quando seppe il motivo di quel viaggio, promise che avrebbe dato volentieri la sua cintura. Durante la notte però, ancora una volta Hera si mise contro, la dea aizzò le amazzoni e Ippolita dicendo loro che l'eroe voleva solo rapire la bella regina. Così l'intero popolo delle Amazzoni si scagliò contro Ercole che dopo tanto lottare riuscì a sconfiggerle, uccise Ippolita e le prese la cintura che portò ad Euristeo.

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