Antiope


Quando Cadmo partì in esilio, il figlio Polidoro era già morto, ed erede al trono avrebbe dovuto essere Labdaco figlio di Polidoro che a quel tempo era ancora bambino. Tebe pertanto fu governata da Lico, tutore del re.
  1. Lico aveva sposato una ninfa fluviale di nome Antiope, da non confondere con Antiope la regina della Amazzoni, figlia di Asopo. Asopo era re della Beozia e dalla moglie ninfa Metope aveva avuto oltre a numerosi figli maschi anche due femmine Egina e Antiope. Quando Zeus rapì Egina, Asopo lo impegnò in duello. Zeus mal sopportando l'affronto lo colpì con un fulmine e lo scaraventò in un fiume che da allora prese il nome di Asopo. Lico poi, ripudiò Antiope e si unì in seconde nozze con Dirce(la "duplice"), la quale d'accordo col marito aveva fatto molto soffrire, la povera Antiope che riuscì a fuggire e si rifugiò dai suoi due figli, Zeto e Anfione, avuti da Zeus. Zeus un giorno le sipresentò sotto le spoglie di un satiro, mentre si era rifugiata in una grotta, lì concepirono i due gemelli.
  2. Antiope, la giovane e bellissima figlia di Nitteo, re di Tebe, è promessa in sposa allo zio Lico . Appassionata di cavalcate e di cacce, si reca un giorno sul Citerone, il monte vicino a Tebe. Era questa una montagna sacra, consacrata al culto delle maggiori divinità dell’Olimpo greco: Zeus, Era, Dioniso, Ares. Sorpresa da un temporale, Antiope si trova separata dal suo seguito e si rifugia in una grotta; qui, mentre dorme, le si avvicina un satiro, un essere soprannaturale metà uomo e metà capra, selvaggio abitante dei monti e delle foreste, sotto le cui spoglie si nasconde in realtà Zeus, il re degli dèi. Egli la possiede amorosamente e la rende incinta. Alcuni mesi più tardi, non potendo più nascondere la sua gravidanza, Antiope fugge da Tebe per sottrarsi alle ire del padre e dello zio i quali non vogliono credere alla natura divina del suo amante. Lico sposa un’altra donna, Dirce, figlia del tebano Ismeno. Antiope vaga attraverso il Citerone e i suoi dintorni finchè giunge nella città di Sicione dove chiede ospitalità al re Epopeo. Quest’ultimo si innamora della fanciulla: in lui Antiope trova un marito e un difensore. Nitteo, che invano ha preteso la restituzione della figlia, muore di lì a poco ma, nel trasmettere il trono di Tebe al fratello Lico, gli fa giurare che vendicherà l’oltraggio. Lico muove guerra a Epopeo, lo uccide, conquista Sicione e conduce via la nipote in catene.
    Antiope, costretta a tornare prigioniera in patria, attraversa nuovamente il Citerone alla volta di Tebe. Il momento del parto si avvicina; le viene concesso di ritirarsi in una grotta dove essa dà alla luce due gemelli maschi. Subito dopo i bambini vengono abbandonati per ordine di Lico. La madre in lacrime ha appena il tempo di affidarli a un mandriano, intento a far pascolare le sue bestie, prima di essere tratta via a forza. Ma un prodigio segnala che Zeus non abbandona i suoi figli: davanti alla grotta zampilla improvvisamente una fonte d’acqua cristallina dove il mandriano, secondo l’uso rituale, laverà i due neonati prima di prenderli con sé; egli li alleverà, imponendo loro i nomi di Amfione e Zeto. Antiope frattanto conduce una triste esistenza a Tebe dove Lico, riducendola alla condizione di schiava, l’ha assegnata al servizio di sua moglie, “l’imperiosa” Dirce. Quest’ultima, però, teme che l’amore di Lico per la nipote non sia del tutto spento e ordina che Antiope venga rinchiusa in un carcere sotterraneo.( di Renata Procacci)



1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello!!! continua a raccontare...un abbraccio!